Fondi pensione e sistemi pensionistici

fondi pensione

La pensione è per tutti un aspetto molto importante. Parallelamente, c’è sempre un grande parlare di pensione, sostenibilità
del sistema pensionistico, scalone, fondi pensione e quant’altro.

La maggior parte di questi discorsi, però, sono puramente politici. I loro contenuti economici, di fatto, sono piuttosto scarni. Una loro analisi più approfondita metterebbe in luce quanta impreparazione esiste tra le persone che si autoattribuiscono il diritto di decidere il futuro pensionistico di milioni di italiani.

E la maggior parte di questi discorsi sono superflui, dato che l’esperienza dei paesi esteri ha già dimostrato e sta dimostrando quale può essere l’unico futuro possibile dei sistemi pensonistici sostenibili. In tutti questi sistemi i fondi pensione individuali giocano un ruolo molto importante.

Esperienza anglosassone: dalla gestione centralizzata a quella individuale.

Nei paesi anglosassoni, al contrario di quanto diffuso dai nostri media, esiste da moltissimo tempo il sistema pensionistico statale.

Esso chiede poco ai propri cittadini ed in cambio offre anche poco.

Di fatto, la pensione pubblica in molti casi è anche meno di quanto serve per la mera sussistenza, ma tale sistema statale non ha mai preteso di risolvere i problemi pensionistici dei cittadini. Esso rappresenta esclusivamente una sorta di ultima spiaggia.

Data questa situazione, è cosa diffusa la presenza di una pensione integrativa di quella pubblica. Anzi, per certi versi è proprio la pensione pubblica ad essere un’integrativa di quella privata.

Qui iniziano gli aspetti interessanti.

Nell’ambito della pensione privata, per molto tempo ed ancora oggi riscuotono grande successo i “corporate pension plan“, cioè i piani previdenziali gestiti in modo accentrato dalle imprese in nome e per conto dei dipendenti.

In pratica, il dipendente contribuisce (spesso la contribuzione è del datore di lavoro come benefit) e l’impresa, cioè il datore di lavoro stesso, gestisce quella pensione (magari affidandosi ad un gestore esterno).

Generalmente, questi piani sono a prestazione definita, cioè stabiliscono quanto dell’ultimo stipendio sarà erogato come
pensione e il contributo richiesto dipende dall’entità di questa promessa e dalle capacità dei gestori.

Per certi versi, non è molto diverso dal nostro vecchio sistema retributivo. Con la differenza, non di poco conto, che a gestirlo erano le singole imprese private.

Dalla gestione centralizzata alla gestione decentrata, il ruolo dei fondi pensione.

Ora, molte imprese si stanno rendendo conto dell’incapacità di mantenere queste promesse.

Uno stato di fatto non molto diverso da quato successo ai sistemi pubblici, che ad un certo punto hanno compreso l’insostenibilità dei sistemi retributivi.

Dopo il crollo dei mercati del 2000, molte previsioni in termini di rendimento sono state riviste al ribasso. I contributi che si dovrebbero chiedere per mantenere le promesse sarebbero troppo alte. Considerando che spesso il contributo è pagato dai datori di lavoro, il peso sui conti aziendali sarebbe eccessivo.

Ma se anche il contributo fosse versato dal lavoratore, il suo aumentare costringerebbe il datore a pagare uno stipendio più alto per trattenere il lavoratore in un mercato del lavoro altamente competitivo come quello anglosassone.

Le imprese stanno prendendo atto di questo e stanno ora orientandosi verso un sistema diverso.

In luogo dei “corporate plan”, si stanno spingendo sempre di più gli “individual retirement plan“.

Si sta cercando, cioè, di ridare agli individui le chiavi del loro destino futuro.

Questo costringe le persone a prendere maggiori responsabilità. Non c’è uno “stato”, ne il board di un’impresa ad occuparsi del futuro pensionistico. E’ l’individuo che diventa responsabile di se stesso.

Responsabilizzare gli individui è cosa buona, ed è l’unico modo per rendere il sistema pensionistico sostenibile. Naturalmente, questi piani individuali lasciano anche la massima libertà di scegliere dove investire.

Naturalmente, i fondi pensione in questi conti individuali hanno un ruolo importante.

Un esempio di come funzionano questi conti individuali

Recentemente mi sono imbattuto in un articolo di un giornalista del Sole 24 Ore che risiede in Australia che descrive come funziona il suo piano individuale. La sostanza è che ognuno è libero di scegliere dove investire: fondi, fondi pensione, azioni, obbligazioni, ETF, persino immobili ed oggetti d’arte. Naturalmente con numerosi incentivi fiscali che esentano le plusvalenze durante la fase di accumulazione.

Una cosa sicuramente interessante. Che in Italia, ovviamente, non esiste.

Chi vuole i soldi delle pensioni degli italiani.

Recentemente, il governatore della Banca d’Italia Draghi ha dichiarato che sarebbe opportuno che una piccola parte dei
contributi oggi versati all’INPS potessero, a scelta del lavoratore, venire destinati ai fondi pensione. Questa è stata una buona “uscita”.

Io auspico, come minimo, che tutti i contributi versati all’INPS possano essere destinati, se il lavoratore vuole, ad un fondo
pensione. In questo modo aumenterebbe la libertà di scelta dell’individuo.

Questo non avverrà, così come non si affermeranno a breve gli “individual plan” e ciò non è una buona cosa.

Non appena c’è stata l’uscita di Draghi, subito ci sono state contestazioni da politici e, soprattutto, sindacati.

Queste parti sociali non sono favorevoli all’ampliamento delle libertà individuali. Più è ampia la libertà di scelta personale, minore è il bisogno di gestione accentrata. Minore è la gestione accentrata, minore è il potere di questi soggetti. Il politico ha sempre bisogno di “prendersi cura” del suo popolo per giustificare l’espansione dei suoi poteri.

Uno dei motivi che rendono questi soggetti contrari alla proposta Draghi è che ci sarebbe il rischio di squilibrio nei conti previdenziali.

Questa è stata una presa di posizione importante. Di fatto, è stato ammesso che l’unico modo per i pensionati attuali di ricevere la pensione è che ci siano persone che versano contributi.

In pratica, i contributi che oggi vengono versati non ti assicurano il pagamento, domani, delle prestazioni. Non esiste alcun patrimonio separato. Se e solo se ci saranno contribuenti in futuro, il sistema potrà mantenere le promesse.

Questa è una cosa che tutti sanno, ma non è una buona cosa. Con la popolazione che invecchia, l’unico modo per
mantenere l’equilibrio è che aumenti molto l’eta pensionabile, o che si aprano le porte a milioni di immigrati (che però lavorino). Due cose non facili, anche da un punto di vista di sostegno politico.

Fondi pensione e contributi personali

Intanto, con il TFR, il mio primo banale consiglio è di informarsi.

E’ inutile dire qui cosa fare, ogni situazione è a se stante. In generale, se sei vicino alla pensione, non è il caso di correre rischi con i mercati finanziari. Siamo reduci da quattro anni di “toro” nelle azioni. La cosa potrebbe non continuare.

Se sei ancora giovane, prima o poi sarà necessario di scegliere un fondo pensione. Un buon fondo con bassi costi batterà nel lungo periodo sicuramente il TFR. Ma prenditi comunque il tuo tempo. Se lasci il TFR in azienda avrai
tempo per cambiare idea, in caso contrario non potrai più tornare indietro.

Attenzione però: per lasciare il TFR in azienda si deve fare una scelta esplicita. In caso di silenzio, il TFR passa ai fondi pensione.

Riguardo ai contributi individuali, i fondi pensione hanno buoni vantaggi fiscali. Se si sceglie un buon fondo, il vantaggio fiscale non è cosa da poco.

Se puoi, scegli un Fondo Pensione Aperto. Sono vantaggiosi rispetto a polizze, PIP e FIP. Se avete fondi di categoria, non posso esserti particolarmente utile dato che non li conosco e che ogni categoria ha una situazione a se stante.

In questa lettera, raramente faccio nomi di prodotti finanziari. Comunque, nel campo dei fondi pensione, credo che uno sguardo lo meriti la famiglia “Secondapensione” di Crédit Agricole. I versamenti sono privi di caricamenti e le commissioni di gestione sono piuttosto bassi. La gestione è stata piuttosto efficiente.

Individuate prodotti simili a questo. Non potete prevedere i rendimenti futuri della gestione, ma caricamenti, costi di gestione e di passaggio da un fondo all’altro li potete conoscere e sono elementi fondamentali nel lungo termine.

Nell’attesa che si sviluppi anche da noi il sistema “individual”. Ma potrebbero volerci decenni.

Buon investimento.

P.S.: la pensione e i fondi pensione sono molto importanti. Ma è anche importante costruire un portafoglio di investimento liquido al di fuoridi questo mondo. Se vuoi imparare a farlo, inizia subito a seguire il nostro corso gratuito INVESTITORE SMART.

 

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