Fed, vara stretta monetaria: aumento tassi d’interesse dello 0,5%!
L’inflazione ad aprile negli USA è arrivata all’8,5%. Livelli che non si vedevano da più di 40 anni. Un valore che non poteva essere, quindi, più snobbato dalla banca centrale. Così la Fed in questi giorni ha varato un aumento dei tassi d’interesse.
Vediamo più nel dettaglio come è intervenuta la Fed e se è stata la scelta migliore fino ad ora adottata! E soprattutto se in questo contesto conviene ancora investire.
Decisioni della Fed per contrastare l’inflazione
L’inflazione inizia ad essere una cosa seria! L’intervento della Fed in questi giorni è stato “duro”. Un incremento così sostanziosi dei tassi non si vedeva dal lontano 2000.
In una sola seduta, la Fed, ha alzato i tassi d’interesse di mezzo punto base (0,5%), portando, così, il costo del denaro all’interno di una “forchetta” tra lo 0,75% e l’1% contro il range precedente che oscillava tra lo 0,25% e lo 0,5%. Solo a marzo, il numero uno della Fed, aveva già ritoccato al rialzo di un quarto di punto percentuale i tassi d’interesse. L’ escalation dei tassi non sembra essere finita qui. Stando ai sondaggi, l’obiettivo è entro la fine dell’anno, portare i tassi, salvo imprevisti, tra il 3% e il 3,5%.
Perché la Fed ha alzato ancora i tassi d’interesse?
Stiamo vivendo senza dubbio una fase storica molto complicata: rallentamento della ripresa post-covid, dovuto agli “incagli” lungo la filiera produttiva, la guerra Russia-Ucraina, la Cina nuovamente in lockdown. Tutti fattori che hanno inciso sulla crescita economica e soprattutto sull’impennata dei costi delle materie prime e quindi dei prezzi di beni e servizi.
La Fed, che ha tra gli obiettivi del suo mandato, quello di garantire una stabilità dei prezzi attorno al 2%, non ha potuto fare altro che intervenire con decisione, una volta appurato che l’inflazione stava crescendo decisamente troppo.
Le banche centrali, compresa la Fed, si erano date del tempo prima di intervenire con una stretta monetaria che avrebbe potuto affossare il consolidamento dell’economia, accettando, temporaneamente, livelli d’inflazione anche significativamente superiore al livello target del 2%.
Addirittura, le banche centrali per posticipare l’intervento sui tassi d’interesse in presenza di inflazione crescente, recentemente avevano modificato in parte il loro mandato stabilendo che le banche centrali tolleravano “oscillazioni simmetriche dei livelli d’inflazione attorno al 2%“.
Detto in termini più semplici, le banche centrali d’ora in poi, tollerano in egual misura livelli d’inflazione inferiori e soprattutto superiori al livello obiettivo, con il fine di sostenere il consolidamento dell’economia.
Questa modifica del mandato si è resa necessaria in quanto storicamente le banche centrali sono intervenute con strette monetarie in presenza di minimi rialzi dell’inflazione dal livello target.
Questa “postilla”, invece, ha consentito alle banche centrali di posticipare la stretta monetaria. Intervento, che con i livelli d’inflazione negli USA superiore anche a 4 volte il livello obiettivo, non poteva più essere rimandato!
Il rischio di un’inflazione troppo alta è l’erosione del potere d’acquisto delle famiglie. In casi estremi, può generare condizioni estremamente negative per l’economia come la stagflazione (crescita economica stagnante, alta disoccupazione e alta inflazione).
E se la stagflazione fosse già realtà?
In realtà c’è chi sostiene che considerando gli attuali livelli di crescita e le non rosee stime per il prossimo futuro, siamo già con “un piede” nella stagflazione e che interventi di sola politica monetaria non saranno sufficienti per uscire da quello che sembra essere per molti un vicolo cieco!
C’è chi sostiene che in questa fase non sarebbe opportuno intervenire sui tassi d’interesse che potrebbero reprimere la domanda interna, quindi i consumi e la crescita economica, favorendo quindi la stagflazione!
Se la Fed fosse intervenuta in ritardo?!
Con gli attuali livelli d’inflazione sembra inverosimile ritenere sbagliato un intervento della Fed sui tassi d’interesse. L’inflazione “galoppante” e a tutti gli effetti una “tassa occulta” che rende più poveri i cittadini. Un’economia con cittadini che diventano poveri è destinata ad un rallentamento, aprendo così le strade alla stagflazione!
Forse sarebbe stato più opportuno intraprendere iniziative di politica fiscale più incisive quando i livelli d’inflazione erano più tolleranti e/o intervenire sul costo del denaro in maniera più “morbida”.
Si può guadagnare in un quadro così complicato?
Senza dubbiamo abbiamo vissuto momenti migliori! Questo non significa che ora, però, non vi siano delle occasioni d’investimento.
Anzi, spesso accade che proprio in questi contesti si creano le migliori occasioni. Questo perché gli operatori di mercato “eccedono” nei comportamenti. Quando vi sono dei ribassi, soprattutto quando questi sono violenti e repentini, i prezzi degli strumenti finanziari diventano a buon mercato e i titoli in molti casi sono sottovalutati.
Per poter investire con successo, però, serve una gran bella dose di pazienza e la conoscenza di alcuni concetti fondamentali.
La pazienza non te la possiamo trasmettere, quella dipende da te. Però, possiamo fare molto per aiutarti ad apprendere i segreti per investire con successo. Approfitta del corso GRATUITO investitore SMART.
Buon investimento!